
‘A vita è n’araput’ ‘e cosce e ‘na chiusur’ ‘è cascia
1 Settembre 2022
Quann’ ‘o perucchio saglie ‘ngroria, perde ‘a scienzia e ‘a memoria
1 Settembre 2022L’ISOLA “BENEDETTA”
CHE TU SIA UNA CAVA, UN PARCO SOMMERSO O UNA GABBIA PER UCCELLI, UN MISTERO TI AVVOLGE E NON C’È NEI SECOLI NESSUNA SOLUZIONE AL TUO ENIGMA. COSÌ BELLA. COSÌ IMPERIOSA MA COSÌ MALEDETTAMENTE CINICA E IMPULSIVA.
LA GAIOLA…ETERNA E MAGNIFICA.
Per molto tempo impraticabile, questo sito ricco di fascino è accompagnato da un’ombra noir. La storia tramanda che proprio qui, nel I secolo a.C. il ricco cavaliere romano Publio Vedio Pollione volle costruire la sua “Villa d’Otium” che chiamò Pausilypon ovvero “luogo dove cessano gli affanni”. Sembra che amasse le murene, allevate in vasche scavate nel tufo, a cui dava in pasto i suoi schiavi.
C’è poi la leggenda legata al sommo poeta Virgilio, appassionato di arti magiche, che qui preparava pozioni.
Nel XVII secolo viveva sull’isola della Gaiola un eremita soprannominato “Lo Stregone” che campava con l’elemosina dei pescatori. Dopo la sua morte sull’isola fu costruita la bellissima villa, visibile anche oggi, che fu tra le altre, proprietà di Norman Douglas.
Negli anni 20 del 900 l’abitazione fu dello svizzero Hans Braun, trovato morto e avvolto in un tappeto, poco tempo dopo la moglie annegò in mare.
La tragica sorte degli inquilini della villa continua con il tedesco Otto Grunback, che morì d’infarto in casa.
Una sorte simile toccò all’industriale Maurice-Yves Sandoz che morì suicida in un manicomio in Svizzera e poi al barone Paul Karl Langheim, trascinato sul lastrico dalle feste che organizzava alla Gaiola.
In ultimo l’isola è appartenuta a Gianni Agnelli che subì la morte di molti familiari e a Paul Getty il cui nipote fu sequestrato in quegli anni. La storia finisce con Gianpasquale Grappone coinvolto nel fallimento della sua società di assicurazioni “Colombo”.
Ma una spiegazione a tutte queste sciagure forse c’è. Ritorniamo agli inizi del ‘900.
Nel 1910 la villa fu acquistata dal senatore Giuseppe Paratore. Il suo affezionato nipote, Augusto Segre, trascorreva tutte le estati dallo zio. Un giorno, mentre sistemava una libreria della villa, scoprì una tela anti-umidità, dietro la quale c’era un affresco raffigurante una grande testa terrificante, forse una Gorgone.
Lo zio Paratore, convinto che quel volto mostruoso portasse sfortuna, lo fece nascondere dietro una parete di mattoni.
Ma cosa ci faceva una Gorgone, mostro mitologico dell’antica Grecia, alla Gaiola? Un membro dell’Istituto del Restauro a Roma, dopo aver esaminato la fotografia scattata da Segre prima che il dipinto fosse murato, lo classificò come risalente al periodo dell’impressionismo tardo-romano, databile tra il 2° e il 3° secolo d.C. Pochissime sono le certezze riguardo questo affresco. Ma una cosa va detta: i greci usavano raffigurare la Medusa, la più nota delle Gorgoni, decapitata per proteggersi dai nemici.
Lo spostamento dell’affresco dal significato “protettivo”, il suo occultamento, il silenzio della sua esistenza potrebbero spiegare, in qualche modo, la maledizione della Gaiola.
Noi amiamo pensare che la bella Gaiola non e’ stata concepita per essere posseduta ma solo ammirata.
Perché in realtà tu sei di tutti e di nessuno
sei quell’amore impossibile che ti fa battere il cuore.
Sei quel rifiuto che lacera l’anima,
sei il respiro di gioia e di dolore che alla fine dei conti ci fa battere il cuore e ci tiene in vita.
Si, possiamo solo ammirarti!
Nessuno ti deve possedere!
Ci insegni in realtà che la vera bellezza risiede nella tua…
Libertà.
Gianluca Ferraris
Antonio Guarin
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